La Storia del nostro piccolo Riccardo
Il nostro piccolo Riccardo
Oggi voglio raccontarvi la nostra storia…Siamo Graziana, Giuseppe e il nostro piccolo leoncino Riccardo da Marsala.
Riccardo è stato un bimbo desiderato,arrivato subito e che ha fatto gioire un’intera famiglia già solo al pensiero. Inizialmente è stata una gravidanza come altre,controlli e visite di routine e l’attesa di scoprire se fosse un maschietto o una femminuccia, anche se la mamma dentro di sé sapeva sin da subito che sarebbe stato un maschietto. Arrivò il giorno della morfologica, 21/10/23 mamma e papà erano ansiosi di scoprire il sesso oltre a sentirsi dire che tutto andava bene,ma il dottore fissava il monitor e la mamma era sempre più preoccupata… aveva percepito che qualcosa non andava. La visita duró più di due ore e finalmente il medico guardando dritto negli oggi di mamma e papà disse che qualcosa non andava, il cuoricino si trovava spostato a destra e sicuramente si trattava di ernia diaframmatica sinistra. Il sangue si era gelato, la mamma crollò in un pianto disperato ma per fortuna papà cercava di essere più forte e prendere tutte le informazioni necessarie per recarsi a Milano, alla clinica Mangiagalli, nel giro di pochi giorni. Il tragitto di ritorno, in macchina, di mamma e papà è stato interminabile, le lacrime scendevano sul viso, in silenzio. La notizia sconvolse tutta la famiglia che si strinse al loro dolore ma diede loro la forza di reagire.
Dopo quattro giorni mamma e papà si trovarono catapultati in un mondo nuovo, sconosciuto e impauriti sempre di più . La mamma si sottopose all’amniocentesi,i dottori spiegarono che l’ernia diaframmatica era una malformazione rara del diaframma e che i danni sui polmoni non si sarebbero visti durante la gravidanza ma solo alla nascita e che la certezza di sopravvivenza alla nascita era del 50%. I medici spiegarono che il loro piccolo Riccardo sarebbe stato operato per riportare gli organi al loro posto dopo qualche giorno dalla nascita e sarebbe dovuto rimanere in Tin per diverso tempo finché non si fosse ripreso del tutto. Mamma e papà trascorsero le vacanze di Natale con l’angoscia di conoscere i risultati dell’amniocentesi sperando non ci fossero altre brutte notizie. L’amniocentesi diede esito negativo e Riccardo doveva lottare con tutte le sue forze insieme alla mamma.
Passavano i mesi e Riccardo cresceva,mamma e papà prendevano spesso l’aereo per recarsi a Milano alla clinica Mangiagalli dove la dottoressa Boito controllava costantemente le condizioni di Riccardo e le dimensioni dei suoi polmoni. Mamma e papà, nel frattempo, accarezzavano la pancia, Riccardo ricambiava con i calcetti che davano tanta speranza. La mamma leggeva e si documentava tutti i giorni sulla patologia, voleva sapere e le testimonianze delle famiglie sull’associazione FABED sono state fondamentali.
Nessun body, nessuna tutina, nessun preparativo per l’arrivo del piccolo Riccardo … faceva troppo male l’incertezza di poterlo avere fra le braccia. Arriva l’1 marzo e la mamma fece una semplice visita ginecologica in ospedale, vicino casa, ma c’era un problema il collo dell’utero si era accorciato… Riccardo voleva nascere. Mamma e papà ancora più impauriti presero il primo volo per Milano, di notte, senza il consenso dei medici perché troppo pericoloso. Il 2 marzo la mamma venne ricoverata d’urgenza al Mangiagalli e rallentarono la voglia di nascere di Riccardo, papà viaggiava continuamente tra Milano e Marsala anche se il suo cuore era fermo a Milano.
La mamma ruppe le acque improvvisamente la sera del 17 marzo, papà era appena andato via e anche questa volta un volo notturno di corsa lo riportó a Milano per dare forza alla mamma e conoscere il piccolo Richi. La mamma nel frattempo sapeva che la sua battaglia da lì a breve sarebbe stata solo del piccolo leoncino che stava per venire al mondo. Alle 12:57 Riccardo venne al mondo circondato da medici, infermieri,ostetriche e specializzandi che di corsa lo intubarono e portarono in Tin. Mamma e papà non potevano conoscerlo,dovevano aspettare che fosse stabile. Dopo 8 lunghissime ore mamma e papà lo videro tramite una culletta termica in Tin pieno di tubicini e schermi che si illuminavano. Nonostante ciò era il bimbo più bello che avessero mai visto,non realizzavano che il piccolo Riccardo fosse nato. Da quel momento iniziava la vera sfida, Riccardo doveva combattere nonostante così piccolo e indifeso. Mamma e papà attendevano,ogni minuto,ogni ora era una speranza in più che ce la facesse. Dopo nemmeno 48 ore di vita l’intervento, il dott.Leva e la sua equipe davano la possibilità a Riccardo di poter vivere una vita normale riportando al loro posto stomaco, milza e intestino ricostruendo il diaframma con il patch. I giorni successivi furono molto intensi, di giorno costantemente in Tin a guardare Riccardo e tutti i suoi miglioramenti sorprendenti, gli infermieri informavano mamma e papà su qualsiasi aspetto e la notte era un colpo al cuore lasciarlo ma sapevano che era in ottime mani, gli angeli della Tin. Ogni notte la mamma chiamava per avere informazioni e sapere se il suo piccolo stesse dormendo, se avesse mangiato e soprattutto se stesse bene. Dopo 20 giorni in Tin si passa alla SubTin e si tira un sospiro di sollievo, Riccardo stava meglio e poteva finalmente iniziare a mangiare il latte tirato costantemente dalla sua mamma e congelato alla banca del latte.
Non era facile ma il piccolo leoncino affrontava le difficoltà della vita a morsi,sempre vivace, nonostante momenti difficili e dolorosi. Il 15 Aprile i medici dicono che il piccolo può conoscere la luce del sole e la sua mamma lo porta nella loro piccola casa in affitto a Milano, incredula che quel giorno sia finalmente arrivato. Il suo papà dalla Sicilia li raggiunge per portarli finalmente a casa, in Sicilia, dove ci sono tante persone ad aspettarli e impazienti di conoscere finalmente Riccardo.
Questa è la nostra storia, scrivo a distanza di 10 mesi per dare tanta forza a quei genitori che si trovano nella situazione in cui ci siamo trovati noi, l’associazione FABED è stata fondamentale per noi perché tramite le testimonianze abbiamo avuto la speranza e la forza di andare avanti quando le gambe tremavano e il cuore traballava.
Vogliamo ringraziare di cuore tutti coloro che in questo percorso ci hanno donato un sorriso e tanta speranza, non li dimenticheremo mai. Continuate a sperare e combattere per i vostri piccoli, purtroppo a volte non tutte le storie hanno un lieto fine e ci sono degli angioletti che vegliano sui loro genitori ma vale la pena lottare fino alla fine per loro.
