La Storia di Gabriele il fumantino
La storia di Gaia, Paolo e del loro fumantino Gabriele.
Inizia tutto a fine Maggio del 2023, quando io e il mio fidanzato di vecchia data Paolo scopriamo di aspettare un bambino. La gravidanza inizia benissimo senza nessun disturbo né intoppi; ad Agosto scopriamo di aspettare un maschietto, il nostro gioiello, e siamo felicissimi poiché è tutto apposto. La gravidanza continua a procedere per il meglio, anche la morfologica va benissimo. Ma purtroppo i guai sono all’orizzonte e qualcosa inizia a prendere una brutta piega nel terzo trimestre. Dopo alcuni ricoveri per minacce di parto prematuro i medici si accorgono che Gabriele ha lo stomaco “dilatato” ,ci rassicurano che può essere niente, ma va ripetuta un’ecografia di terzo livello dopo due settimane, e io e Paolo ci andiamo abbastanza tranquilli. Ci accoglie il Dottor Signorelli dell’ospedale Civile di Brescia, a detta di molti un mago dell’ecografia, che resta lì silenziosissimo a girare l’ecografo sulla mia pancia, concentrandosi soprattutto su un punto,inizio ad essere un po preoccupata, ma io e Paolo ci scambiamo smorfie e sorrisi e riusciamo a sopportare quell’ecografia interminabile. Alla fine di quest’ultima il dottore ci spiega che il quadro è un po più complicato rispetto a prima, che ha visto lo stomaco del bambino dislocato, con un’angolazione che non avrebbe dovuto avere, e che non è riuscito a vederci meglio, perciò al fine di chiarire meglio la situazione anche e soprattutto per i neonatologi che dopo avrebbero seguito Gabriele, mi invita a sottopormi a una risonanza magnetica fetale, che mi fissa in urgenza per il giorno seguente, ci rassicura che tutto andrà bene, ed andiamo via. Tornata a casa io presa dell’angoscia inizio a fare ricerche su Internet, e non trovando nessun riscontro con le sole parole “stomaco dislocato” inizio a leggere documenti anche in inglese e per la prima volta mi trovo faccia a faccia con l’ernia diaframmatica, leggo leggo e rileggo, mi faccio mille domande e paranoie, ma leggo che è una malattia rara, 1 bambino su 2000 nati, mi dico che è impossibile che sia il mio Gabriele, che non può avere una cosa così brutta. Nel frattempo faccio la risonanza magnetica fetale, di cui non riuscirò mai a ritirare il referto. La sera del 16 Gennaio entro in travaglio, quasi non me ne rendo conto, arrivo in ospedale a travaglio avanzato, e la mattina del 17 Gennaio 2024, alle 10.07 aiutata da Paolo e da tre ostetriche, dopo un parto intensissimo e velocissimo nasce Gabriele, un cucciolo di 2,800 kg.Lo sento piangere, sollevo la testa e lo vedo di sfuggita perché velocemente un team di neonatologi lo prende e lo porta in un’altra stanza. Dieci minuti dopo escono con un’incubatrice e portano via Gabriele, Paolo va con loro, e io sono lì vuota e stanchissima e non riesco a pensare a niente, tranne al fatto che non so com’è e come sta il mio bambino. Nel frattempo Paolo inizia a mandarmi le prime foto di Gabriele, è sveglissimo, vispo, respira da solo, ed è bellissimo, è biondo, e mi sembra somigli a me. Da lì inizio a piangere, lacrime continue che avrei versato nei giorni a venire. Dopo due ore dal parto mi metto in piedi e scendo in TIN per vedere finalmente mio figlio, per toccarlo, e soprattutto per parlare con i medici per capire cosa stia succedendo. La TIN è un mondo a parte, un limbo dove vagano genitori smarriti, i genitori che giocano ad un altro campionato, aiutati dagli angeli che fanno uno dei lavori più difficili del mondo, quello di manovrare su esserini piccoli e delicati per trainarli verso la vita. Raggiungo Paolo vicino alla culletta di Gabriele, lo vedo per bene per la prima volta, ma veniamo subito chiamati dai medici che ci chiamano in disparte in una stanza. Poco dopo usciamo, Gabriele ha un’ernia diaframmatica sinistra, ciò che mi sembrava impossibile e folle è realtà, siamo sconvolti, ritorniamo dal nostro bambino e restiamo lì in silenzio, il mio sguardo viene catturato da un’immagine sul PC dei medici, capisco che è la radiografia di Gabriele che stavano discutendo, perché vedo tutto quell’intestino capovolto nel torace, dico a Paolo di guardare, e a Gabriele dico “dovrai navigare per acque buie e difficili, ma mamma e papà non ti lasceranno solo, sono sulla barca con te”.
Dopo di che si susseguono colloqui con anestesisti e poi con i chirurghi dove ci viene spiegato tutto, e dove firmiamo un sacco di fogli che mai avremmo voluto firmare. Aver già letto di tutto sull’ernia diaframmatica mi fa affrontare meglio quei momenti, non ho confusione quando mi parlano i medici, il dottor Boroni ci rassicura con delle parole che non dimenticherò mai ” Nella sua sfortuna, perché l’ernia diaframmatica è una faccenda molto seria, Gabriele è stato fortunato perché il buco nel diaframma si è formato tardi, a fine gravidanza, e quindi il polmone sinistro è cresciuto bene “; Gabriele ha da subito la famosa stabilità per affrontare l’intervento. La mattina del 19 Gennaio a soli due giorni di vita viene operato, è il primo bambino ad entrare nel blocco operatorio e l’ultimo ad uscire, sono ore interminabili e insopportabili, le più brutte della mia vita, ho ancora i brividi mentre scrivo a ricordarmi di quelle ore, sono un’anima in pena,Paolo invece scherza, tenta di smorzare quella tensione surreale, invidio la sua tranquillità, non ha mai dubitato della forza di Gabriele. Dopo un tempo per me indefinito ed infinito escono i chirurghi, ci dicono che l’intervento è riuscito, che il buco nel diaframma è stato chiuso, il difetto non era grave e non c’è stato bisogno di mettere patch, e che gli organi erniati sono stati rimessi a posto. Torniamo in TIN da Gabriele, è lì immobile, pieno di tubicini, di monitor collegati a lui che fanno mille bip, intubato e curarizzato, ma è bellissimo, biondo, e roseo, sembra un angioletto. La notte nella mia stanza in ospedale non riesco a chiudere occhio, leggo e rileggo le storie di ogni singolo bambino della pagina FABED, dei bimbi che ce l’hanno fatta e delle stelline che non ci sono più, piango tanto; ringrazio tutti voi genitori FABED per il coraggio che mi avete dato, le vostre storie sono state la mia lanterna nel buio.
Sono cosciente che Gabriele sta attraversando il momento più difficile, la fase subito dopo l’intervento, la più subdola, dove deve avvenire la ripresa del polmone e tutto si deve riassestare. Ho tanta paura, ansia su ansia,ma il tempo che sembra non passare mai in realtà passa. Il 20 Gennaio dopo tre giorni dal parto io vengo dimessa e torno a casa, è una coltellata al cuore tornare a casa senza il mio bambino, il fiocco nascita appeso alla porta, ma lui lì intubato in TIN. Il 21 Gennaio a Gabriele viene tolto il curaro, inizia piano ad aprire i suoi occhietti di tanto in tanto, nonostante la sedazione lui vuole esserci. Il 23 finalmente viene estubato, respira da solo supportato dalla cannula nasale, è la prima volta che io e il suo papà possiamo tenerlo in braccio, abbiamo paura quasi di romperlo, sono emozioni indimenticabili. Il 24 avvengono i primi tentativi di nutrirlo con il mio latte dal biberon, Gabriele però fatica a prendere anche pochi ml, non sa ciucciare. Dopo di che diviene molto irrequieto e il giorno seguente viene di nuovo messo a digiuno, con sondino naso gastrico e con bassa sedazione nuovamente, con addome gonfio e dolorante, non possiamo toccarlo né prenderlo in braccio, torniamo a casa in preda allo sconforto. Il giorno 26 Gennaio a una settimana dall’intervento le cose iniziano a migliorare, le pressioni polmonari si ristabilizzano, tuttavia ha ancora del liquido polmonare e il polmone sinistro si deve rilassare del tutto; l’alimentazione ancora è difficoltosa perché beve pochissimo e rigurgita sempre. Il 27 Gabriele sorprendentemente passa in respiro spontaneo, senza nessun supporto, e nei giorni seguenti inizia a mangiare man mano di più prima 10 ml, poi 20, poi 30, gli infermieri in TIN lo definiscono “fumantino” perché già si intravede un bel caratterino. Meravigliosamente voliamo al 7 Febbraio, il giorno delle sue dimissioni. Mi squilla il cellulare con il numero della TIN, ho sempre avuto una paura attanagliante di vedermi il cellulare squillare con quel numero, ma è una buona notizia, possiamo finalmente portare a casa nostro figlio.
Le prime settimane a casa con Gabriele sono state difficilissime da gestire, era molto irrequieto e di difficile consolazione. Ci è voluto un po per tranquillizzarlo affinché il suo istinto gli dicesse che finalmente poteva rilassarsi. Oggi ha 9 mesi ,cresce benissimo e mangia di tutto. E soprattutto sorride tanto.
Ringrazierò per il resto della mia vita il Professor Alberti e il Dottor Boroni, perché se io ho partorito Gabriele, loro gli hanno dato la vita, quella vera, tutto il personale del reparto TIN dell’Ospedale Civile di Brescia, neonatologi, infermieri, oss e psicologhe, persone estremamente preparate, persone eccellenti che curano il futuro. Ringrazio mia madre infinitamente e le nostre famiglie per il supporto fisico e morale, le ragazze della chat Imamma che hanno sempre mandato preghiere e pensieri positivi per me ed il mio cucciolo.
Una nota speciale va anche ad Aaron, che ha lottato come un gladiatore contro l’ernia diaframmatica, e che adesso è un angioletto che avrà sempre un posto nel mio cuore.
E grazie soprattutto a te Gabriele, quando sarai grande e leggerai queste parole capirai quanto ti amo e quanto sono orgogliosa di te. Sei la persona più forte che conosca. Sei il mio EROE.
A voi genitori che state leggendo perché probabilmente siete inciampati in questa difficile diagnosi, e vi starete chiedendo “Ma perché è successo a noi? ” Non c’è un perché, succede e basta, ma sappiate che i vostri piccoli sono esseri davvero fortissimi, che lottano, vi guideranno loro ad affrontare tutto, comunque vada.