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La Storia di Daniele: Una missione d’Amore

Care Famiglie, ricevere testimonianze come quella che state per leggere è un dono. Daniele stesso ha trasformato la sua esistenza in un dono prezioso e meraviglioso, prima per la sua Famiglia, poi per tutti noi.

Sono testimonianze come questa, vera, generosa, matura, che rendono questo nostro sito un piccolo scrigno di Amore.

Grazie Vanessa ed Emanuele, grazie per averci resi migliori.

 

Daniele: Una missione d’Amore

“E questa canzone che gira e rigira la dedico a te, il mio unico Amore… Il senso di ogni cosa che c’è”
“Eppure sentire nei sogni in fondo a un pianto, nei giorni di silenzio c’è… Un senso di Te”

Grazie di Esistere Daniele
Papà e Mamma

Ho sempre sostenuto che il desiderio di essere genitore per quanto fosse forte dentro il nostro cuore, non volesse realizzarsi perché non era il tempo giusto per noi. Fino a quando nel momento più inaspettato, mi ritrovai un pomeriggio a fare un test di gravidanza, ad un solo giorno di ritardo del ciclo mestruale.
Così, un po’ per gioco. Sì, perché ormai avevamo rimandato di qualche mese tutti i nostri progetti; nel contempo mi ero dedicata ad un allenamento intenso in palestra e, sempre in quei giorni, ebbi un grosso spavento a causa di un lieve tamponamento con l’auto.
Quando i miei occhi caddero sul risultato del test, pensavo fosse uno scherzo. Non ci credevo. Positivo.
Il nostro piccolo miracolo è accaduto così. Tra un sorriso e una lacrima di gioia.

Dopo la conferma delle beta, alla prima ecografia il mio ginecologo si accorse che c’era un piccolo distacco della placenta e ovviamente mi vietò l’allenamento per i primi tre mesi. Rimasi quindi a riposo assoluto e nel frattempo presi il covid. Le mie paure erano altissime nel perdere il bambino, ma nonostante ciò ebbi la prova di quanto questo piccolo guerriero fosse davvero forte guarendo da entrambe le cose nel giro di pochissimo tempo. Voleva esserci e lasciarci il segno per sempre.

Tutto proseguì bene, ripresi la palestra ovviamente con un allenamento dedicato e ogni giorno che passava vivevo una gravidanza sempre più serena…Poche nausee, tanta voglia di mangiare pasta e pane, e tantissimo sonno. Ogni giorno che passava tutto si dipingeva di un nuovo colore e di una nuova emozione per me e mio marito. Cresceva il bambino e crescevamo anche noi in un legame sempre più indissolubile. I nostri sogni si stavano realizzando finalmente.
Ad ogni visita i parametri erano regolari e lui si muoveva così tanto che non riuscivamo mai a vedere se fosse maschietto o femminuccia. Insomma, la gioia e la curiosità cominciavano ad accrescere proprio in proporzione alla voglia di tranquillizzarci nella totalità nella morfologica e sapere che tutto stesse andando per il meglio.

Accadde così che proprio nella morfologica, dopo averci rivelato di essere un bel maschietto, il ginecologo notò un lieve decentramento del cuore verso sinistra e fu in quell’occasione che per la prima volta sentimmo parlare di “ernia diaframmatica destra”. Una mancata chiusura del diaframma che comporta il risalimento degli organi, come ad esempio il fegato, volti a comprimere i polmoni. Non solo definita patologia rara, ma lui aveva quella meno comune e più grave rispetto la sinistra.
Cosi venni sottoposta nel corso delle settimane a controlli specifici tra Catania e Taormina.
Il cuore era sano, nessun problema. Tiriamo così un sospiro di sollievo, anche se visita dopo visita cominciammo a comprendere la gravità sulle probabilità di sopravvivenza.
Provammo a non perderci d’animo continuando a vivere la gravidanza nella consapevolezza proprio perché tutte le nostre certezze divennero incognite nel giro di poco tempo; ma soprattutto nella serenità perché Daniele, questo era il nome scelto per lui, era felicità per noi. E lui a noi ne aveva trasmessa davvero tanta in questi mesi.
Così su invito dei medici decisi di sottopormi anche all’amniocentesi, ma a prescindere dall’esito, nostro figlio sarebbe venuto al mondo. Decisi di farlo con tante paure ma con la speranza che se il bambino fosse stato in salute, le possibilità di sopravvivenza erano maggiori.
Nessun problema cromosomico o malformazione fisica. Daniele è sano.
Nel dolore di ciò che stiamo per affrontare, siamo al settimo cielo per questa notizia.

Confermata l’ernia diaframmatica destra, veniamo a conoscenza di questa pagina e così cominciammo a leggere tante storie, molte delle quali trattavano l’argomento del plug in fetoscopia: un palloncino introdotto nella trachea del feto per favorire l’espansione dei polmoni per quattro settimane, per poi essere rimosso e aumentare quindi le probabilità di sopravvivenza. Cosicché alla nascita, valutate le condizioni stabili del bambino in terapia intensiva, lo step successivo sarebbe stato l’intervento chirurgico chiudendo il diaframma risistemando al proprio posto gli organi fuoriusciti.
Io ne sono subito contraria, ma solo per paura.

Il tempo però cominciò a stringere e ogni dubbio nel fare la cosa più giusta era sempre più forte.
Fino a che, grazie a una diretta trasmessa in quei giorni dall’Ospedale Bambin Gesù di Roma in merito alla tematica, un vero segno di provvidenza, conobbi la Dottoressa Isabella Fabietti. Decisi di contattarla e così fui invitata a raggiungerla per una consulenza nel più breve tempo possibile. Mi sentivo serena del fatto che grazie a questa consulenza avremmo capito quale fosse la scelta più giusta per il bene di Daniele. Nulla doveva essere incompiuto. A qualunque costo.

“Se decidi di fare il plug forse possiamo donare a Daniele una possibilità in più di sopravvivenza per fare l’intervento dopo la nascita, perché le percentuali rientrano purtroppo nella situazione grave”. Furono grazie a quelle parole durante la prima visita a Roma che decidemmo di organizzare tutto in pochi giorni trasferendoci a Roma. Fu in quel momento che realmente capii quanto la nostra vita stesse cambiando.

Cosi arrivò il giorno dell’intervento in fetoscopia, e dopo qualche piccola difficoltà, venne applicato questo plug nella trachea di Daniele.
In tutto ciò non smettevo di ripetermi che fino a quando Daniele era dentro di me, stava bene. Ed era così perché continuava a crescere, a muoversi, e ad ogni monitoraggio sentivo il suo cuore battere nella normalità. Un terremoto di Vita.

Rimasi in ospedale diversi giorni fino all’ultimo controllo fatto. Tutto regolare. Entrai alla 29 settimana e la Dottoressa decise di dimettermi il giorno successivo. Casualmente però per un errore di comunicazione non venni dimessa e rimasi li. Io stranamente non insistetti.
E così alle ore 18.00 del presunto giorno di dimissione accadde l’impensabile: La rottura del sacco amniotico.
Entrai nel panico.
Per tutta la notte stetti sotto controllo con i farmaci anti-contrazione per evitare il peggio.
Daniele stava bene.
Io invece cominciai ad avere febbre ed il giorno dopo, le mie analisi avevano tutti i valori sballati. Riscontrarono un principio di sepsi materna, ragion per cui mi portarono in sala operatoria nel primo pomeriggio con urgenza.
Daniele doveva nascere. Subito. A 28+3 settimane.

Tutto cominciò ad essere più complesso perché non era stato estratto il plug dalla trachea nei tempi previsti, i polmoni quindi erano rimasti piccoli e il liquido amniotico era quasi del tutto esaurito.
La percentuale di sopravvivenza di Daniele era davvero critica in quel momento, quasi azzerata anche a causa della sua posizione fetale sfavorevole.
Ma grazie alla fede che non mi ha mai abbandonata e alla collaborazione straordinaria dell’equipe medica del Fatebenefratelli, dove ero ricoverata, e della Dottoressa Fabietti dell’Ospedale Bambin Gesù, che mi seguiva, l’asportazione del plug riuscì con successo e Daniele mi dà la gioia di venire al mondo il 06 Luglio 2022 alle ore 17.20 con parto cesareo. Pesa 1.200gr ed è alto 37 centimetri. Mi accorgo subito che ha i miei capelli e i miei occhi. Del papà il nasino e la bocca. È bellissimo.
In quei dieci secondi nel vederlo riesco a essere grata alla vita perché lui sia nato vivo nonostante tutto e che io sia salva dalla sepsi materna, nonostante la febbre alta.
Il nostro viaggio della Speranza si era compiuto in quel miracolo della Vita.

Trasportato immediatamente all’Ospedale Bambin Gesù, Daniele lotta con tutte le sue forze per dodici ore in terapia intensiva: tante per un bambino prematuro e con questa problematica. Era davvero forte. Un guerriero. I polmoni erano però davvero troppo piccoli e, seppur il palloncino stava cominciando a dare dei buoni frutti, il tempo purtroppo non ha giocato a nostro favore.
Daniele decide di attraversare l’Arcobaleno ed essere un Angelo.

Daniele è stato un dono del cielo che come d’improvviso è arrivato, d’improvviso è volato via nella gratitudine reciproca di averci fatto conoscere il valore dell’Amore Assoluto e Infinito dell’essere Famiglia. Perché solo lui poteva spingerci al massimo delle nostre capacità, e anche di fronte alla difficoltà più estrema non abbatterci, credere nell’impossibile e fare tutto ciò che solo con tanto Amore e Coraggio si può affrontare. Ha compiuto la sua missione nella sua presenza nella nostra vita rendendoci migliori e pienamente un Papà e una Mamma. È stato, è e sarà il nostro Inno alla Vita. Lui vive in noi e con noi ogni giorno.

Quello che voglio dire a voi mamme e papà è che dentro a delle scelte difficili molto spesso si aprono strade realmente significative. Si incontra un amore cosi straordinario, che, se valorizzato realmente, diventa un punto di forza anche quando la sofferenza e il dolore sembrano sovrastare tutto. Non smettete di credere e di fare l’impossibile se necessario perché vi cambia dentro e fuori. Ne varrà sempre la vita davvero.
Credete sempre nei vostri figli perché loro credono in voi e in un modo o nell’altro ve lo dimostreranno. Sono dei guerrieri e sono tanto amati. Anche loro hanno una missione d’amore da compiere nella vostra vita che sia oggi o nel domani che verrà. Non arrendetevi care mamme e papà perché siete la loro forza. Nella vostra pace c’è il loro sorriso. Sempre.
Un abbraccio enorme a tutti i genitori, a tutti gli angeli in cielo, agli angeli in questa terra che lottano per vivere, e a quelli che hanno superato tutto proprio come le piccole Carlotta e Giorgia che tengo nel cuore.

Vi auguriamo Fede Speranza e Amore nella vostra vita.

Con Affetto
Vanessa e Emanuele

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