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La storia di Jacopo e mamma Maria

Ciao a tutti….Mi chiamo Maria e sono madre di tre splendidi bambini Antonella, Jacopo e Adriana. La storia che vi racconto è quella di Jacopo, nato con un’ernia diaframmatica sinistra. Mi sono decisa a scrivere la nostra storia perchè mi sono detta :- La mia storia forse può aiutare qualcuno che in questo momento sta vivendo la nostra stessa esperienza-.

Quando sono rimasta incinta di Jacopo ero contentissima!! Ma al tempo stessa angosciata, preoccupata che di nuovo potesse andare male…

Prima di Jacopo ho avuto un’altra gravidanza cominciata male sin dall’inizio, con minacce d’aborto sin da subito, ma sono riuscita a portarla a termine; è nata una bimba bellissima, ma dopo quattro giorni (il giorno dopo dovevo uscire) mia figlia si sente male. Erano le sei del pomeriggio quando la portano via per controlli, peggiorava. Le hanno diagnosticato una grave malformazione cardiaca (sindrome del cuore sinistro ipoplastico). Alle 23:30 circa mia figlia purtroppo ci lascia.

Quindi dopo tutto questo la paura era tanta!! Però non ci siamo arresi e poi volevamo che la nostra prima figlia Antonella avesse un fratellino o una sorellina! La gravidanza di Jacopo è andata tutto sommato bene.

All’appuntamento per la prima ecografia, però, ho avuto un attimo di cedimento, perchè il pensiero di trovare qualcosa che non andava mi faceva stare male; ho cominciato a respirare affannosamente e a piangere e sentivo proprio un dolore fisico al petto. Ma poi mi sono detta che dovevo restare calma e anche con l’aiuto di mio marito mi sono ripresa. L’ecografia andò bene e anche quelle a seguire. Comunque abbiamo voluto fare l’ecocardiografia fetale per vedere se a livello cardiaco il bambino stava bene. La fece il dott. Vairo al San Carlo di Potenza e ci tranquillizzò.

Dopo una lunga attesa, finalmente arriva il momento della nascita, un cesareo programmato. Giustamente ho tanto raccomandato i dottori di fare dei controlli più approfonditi alla nascita, visti i precedenti. Il 27 settembre 2005, verso le 12:00, nasce un maschietto bellissimo di 3,300 kg. Lo portano via per pulirlo e per fagli i controlli di routine; io intanto aspettavo che mi riportassero in camera.

Arriva mio marito e mi riferisce che il bambino aveva qualche difficoltà a respirare e i dottori dicevano che sicuramente il motivo era che aveva respirato un pò di liquido amniotico e con l’aspirazione del liquido tutto sarebbe tornato a posto. Nel frattempo un’infermiera mi riporta le tutine che avevo dato per vestirlo. E lì non vi dico la mia ansia che comincia a salire di nuovo. Ero da sola in una stanza e nessuno sapeva dirmi niente! Passa ancora un pò di tempo e finalmente mi riportano in camera; quando mio marito viene da me, mi dice con tono serio che di lì  a poco sarebbe arrivato il dottore che ci doveva parlare. Io chiedo spiegazioni a mio marito e lui mi dice che quella difficoltà che aveva il bambino a respirare non era per il liquido amniotico, ma che avevano fatto una radiografia e avevano riscontrato un’ernia diaframmatica. Quando il dottore entra, si siede e inizia a parlarmi di quasto problema che aveva mio figlio; io non avevo mai sentito parlare di ernia diaframmatica e il dottore mi spiega che mio figlio per colpa di questo problema aveva nel torace la milza, l’intestino tenue e parte del colon. Vi sembrerà strano ma sono stata calma e tranquilla e ho chiesto al dottore cosa avevano intenzione di fare. Mi disse che volevano operarlo loro, ma la prima cosa che ho chiesto è stata se avevano gia fatto altre operazioni del genere. Lui mi disse di no, ma che tutto sommato non era un’operazione difficile. Tuttavia si riservò di farmi sapere perchè doveva consultare gli altri colleghi.

Il giorno dopo ci chiamano in terapia intensiva dove stava Jacopo, per farcelo vedere e per comunicarci che i dottori si erano consultati e che non se la sentivano di affrontare un’operazione del genere. Quindi l’ospedale si era gia attivato per trovare un altro ospedale che poteva accogliere il mio bimbo; mi dissero che lo dovevano trasferire a Cosenza dove avevano gia sala operatoria e terapia intensiva disponibili. Mio figlio verso le 15:00 del 28 settembre viene trasferito con l’ambulanza a Cosenza, dove lo raggiungerà anche mio marito. Io intanto resto in ospedale per via del cesareo.

Arrivati a Cosenza rifanno tutti i controlli e decidono di operarlo. Mio marito, verso le 23:30, mi chiama per dirmi che Jacopo doveva entrare in sala operatoria. In quel momento dissi :-Signore sia fatta la tua volontà!- e non ero agitata, come se sapevo che sarebbe andato tutto bene. Verso l’1:00 mi chiama mio marito per dirmi che era andato tutto bene!!! Non vi dico la felicità! Il quarto giorno, avute le dimissioni dall’ospedale, mi trasferisco anch’io a Cosenza, dove troviamo alloggio in un appartamento che mettono a disposizione quella associazioni per le famiglie che hanno dei familiari ricoverati. Andavamo all’ospedale mattina e sera a piedi perchè era vicino; per me era una fatica enorme per via del cesareo… Ma mi dicevo che dovevo andare avanti e non dovevo cedere per Jacopo, perchè lui combatteva più di me. Circa ogni tre ore mi tiravo il latte, che poi portavo all’ospedale, dove lo conservavano per quando Jacopo avrebbe cominciato a mangiare. I giorni passavano e Jacopo faceva un  passettino alla volta verso un miglioramento… Ma i medici erano sempre molto cauti!

Dopo circa quindici giorni non vi dico la nostra felicità quando abbiamo visto nostro figlio non più in terapia intensiva, ma nella culla del nido; e quando me lo hanno portato per farlo attaccare al seno si è attaccato! Una meraviglia!!!

Visti i risultati noi pensavamo che sarammo presto tornati a casa, ma i medici non si esprimevano molto.

La mattina del 18 ottobre andiamo come sempre in ospedale per allattare Jacopo e, sorpresa, ci comunicano che potevamo tornare a casa, che Jacopo stava bene. Certo dovevamo tornare nei mesi a seguire, ma non ci importava.

Adesso Jacopo ha sei anni e va a scuola; è molto tranquillo e sta bene!!!

Io non so come e dove ho trovato al forza per superare queste esperienze così dure ma ci sono riuscita e posso dire grazie solo a me stessa, perchè per quanto riguarda sostegno familiare e di amici se n’è visto poco. Sicuramente dobbiamo ringraziare i dottori e le infermiere che ci mettono tanto amore.

A chi in questo momento sta vivendo la mia stessa esperienza, dico :- Non vi lasciate andare, siate forti e sperate sempre fino all’ultimo. Questi bimbi hanno una grande forza e non dobbiamo negargli una possibilità, noi diamo la vita e la dobbiamo sostenere sempre-.

Dopo di Jacopo abbiamo deciso di avere un altro figlio. Non vi dico le critiche della gente, ma io sono andata avanti per la mia strada e ho avuto un’altra bimba, Adriana, sana e molto vivace!!

Ma questa è un’altra storia…!

Spero che la mia storia possa aiutare anche altre persone!

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